Storia

La nascita del GITISA
Il GITISA, Gruppo Italiano di Ingegneria Sanitaria Ambientale, è stato fondato nel 2008. Esso rappresenta l’Associazione che riunisce i docenti universitari che afferiscono al Settore Scientifico-Disciplinare (SSD) Ingegneria Sanitaria-Ambientale (identificato con la sigla ICAR/03).

Le origini dell’Ingegneria Sanitaria
L’esigenza di una ingegneria per la salute pubblica e la protezione ambientale, basata su interventi tecnici per i quali non erano sufficienti le tradizionali competenze dei medici igienisti, si è manifestata dalla fine del secolo XVIII, a seguito dei fenomeni di massiccia urbanizzazione e della rivoluzione industriale di quel periodo storico.
Proprio in Inghilterra, dove la rivoluzione industriale ebbe origine, si concretizzò così la disciplina denominata Public Health Engineering, poi diventata, con terminologia derivata dall’americano, Sanitary Engineering, Ingegneria Sanitaria.

L’esordio in Italia dell’ingegneria Sanitaria e le radici del GITISA
In Italia l’iniziatore dell’Ingegneria Sanitaria è stato il prof. Girolamo Ippolito della Facoltà di Ingegneria di Napoli. Ai suoi allievi, prof. Luigi Mendia e prof. Eugenio de Fraja Frangipane, si deve lo sviluppo delle due sedi accademiche, a Napoli e Milano, ove si sono avviate, in Italia, le prime attività di ricerca scientifica e le iniziative di formazione universitaria nel settore della Ingegneria Sanitaria.
L’Ingegneria Sanitaria, sviluppatasi in un periodo relativamente breve, coinvolge problematiche tipicamente interdisciplinari, per cui si è tradizionalmente avvalsa dell’apporto, oltre che degli ingegneri, di diverse altre figure professionali: igienisti, microbiologi, biologi, epidemiologi, chimici. Inizialmente, una importante figura di riferimento professionale era costituita dagli igienisti, dal momento che l’acqua ha rappresentato, nel passato, il primo veicolo di diffusione di alcune malattie intestinali (tifo, colera, dissenteria, gastroenteriti). Gli ingegneri idraulici, operando nel settore degli acquedotti e delle fognature, iniziarono, poi, ad occuparsi degli aspetti processistici ed impiantistici inerenti ai trattamenti di potabilizzazione e di depurazione delle acque di rifiuto, ponendo così la base per la formazione e la formale istituzione della figura dell’Ingegnere Sanitario, non soltanto in Italia. Proprio la potabilizzazione e la depurazione dei liquami sono stati così i primi campi di attività dell’Ingegneria Sanitaria.
Tali campi si sono estesi di pari passo con l’ampliarsi degli obiettivi della medicina, che agli interventi curativi volti alla salvaguardia della salute pubblica ha con sempre maggiore frequenza accoppiato l’attuazione di azioni di prevenzione nei riguardi dell’insorgere della malattia stessa. Infatti, l’ingegnere è stato chiamato sempre più spesso ad affrontare problematiche tecniche che si allargavano alle fonti ove si originavano le cause di minaccia alla salute pubblica, e quindi ad intervenire sulle varie componenti dell’ambiente (aria, acqua, suolo) nel quale e del quale l’uomo vive. La biosfera è diventata così il campo di intervento dell’Ingegnere Sanitario e le tematiche connesse alla salubrità dell’ambiente sono venute a correlarsi con quelle strettamente interconnesse alla difesa delle risorse naturali ed alla corretta gestione delle stesse.

Lo sviluppo verso l’Ingegneria Ambientale
Questa espansione dei problemi connessi alla evoluzione stessa del concetto di salute pubblica ed al coinvolgimento di tutta la sfera dell’ambiente naturale ha portato ad una nuova realtà scientifica e professionale, che ha imposto nuovi indirizzi nella ricerca e nella formazione di ingegneri con un profilo specifico – coinvolgendo aspetti di carattere biologico, ecologico, igienico, chimico, fisico, tecnologico, giuridico – in grado di potere colloquiare con le altre discipline professionali coinvolte nella tutela dell’ambiente.
Ciò ha portato a un progressivo allargamento degli interessi culturali verso più ampie e differenziate tematiche. Ai trattamenti di potabilizzazione e di depurazione delle acque fognarie si sono aggiunti, nel tempo, il trattamento degli effluenti gassosi, la depurazione ed il riuso di reflui di varia natura, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, speciali e pericolosi, il risanamento dei terreni contaminati, l’inquinamento dell’aria, gli strumenti decisionali (Valutazione di impatto ambientale, Analisi di rischio, Analisi di ciclo di vita), ecc.
La disciplina che così si è venuta a connotare ha assunto a livello internazionale la denominazione di “Environmental Engineering” mentre in Italia è stata identificata come “Ingegneria Sanitaria-Ambientale”, in modo da sottolineare l’evoluzione storico-culturale che essa ha avuto nel nostro Paese. Il termine “Ingegneria Sanitaria” tout-court trova ancora larga applicazione in America Latina.

Il ruolo nei corsi di studio in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio
Una svolta nella storia dell’Ingegneria Sanitaria-Ambientale è sicuramente rappresentata dall’emanazione del Decreto del Presidente della Repubblica del 20 Maggio 1989, concernente Modificazioni all’Ordinamento Didattico delle Facoltà di Ingegneria (Gazzetta Ufficiale del 10 Agosto 1989). Con tale Decreto fu sancita l’istituzione della Laurea in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio, con la successiva diffusa attivazione, nella maggior parte delle Università Italiane, dei relativi Corsi di Laurea.
Con le successive riforme universitarie promulgate con il DM 509/1999 ed il DM 270/2004, i Corsi di Laurea in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio sono stati incardinati, a livello di Laurea Specialistica/Magistrale, in una specifica Classe delle Lauree, avente la stessa denominazione di Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio.
Oggi l’Ingegneria Sanitaria-Ambientale rappresenta, in gran parte degli Atenei italiani, uno dei Settori Scientifico-Disciplinari cardini dei Corsi di Studio in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio, ed in esso sono attivati numerosi insegnamenti che coprono tutti i settori della tutela e del risanamento ambientale.
(La gran parte di queste note derivano dal libro di Eugenio de Fraja Frangipane. Ingegneria Sanitaria: due secoli di storia, di cultura, di scienza, 2011)